Sviluppare un riciclo sostenibile dei materiali di scarto delle “terre rare”, elementi chimici fondamentali in settori produttivi strategici come le energie rinnovabili, la mobilità elettrica, l’elettronica e l’ottica. È l’obiettivo del progetto internazionale Freecover (Eco-friendly hydrometallurgy for rare earths recycling) coordinato dall’Università di Udine e finanziato dall’Unione europea con 777mila euro e che verrà presentato il 16 gennaio alle 9.30, nella Sala Bianca del polo scientifico dell’ateneo. Per la Commissione europea il riciclo degli scarti delle “terre rare” è strategico per ridurre il rischio di approvvigionamento per l’industria con le conseguenti potenziali tensioni sui prezzi. Le “terre rare” sono impiegate per produrre, ad esempio, le auto elettriche, gli smartphone, le turbine eoliche, le fibre ottiche. La ricerca si focalizzerà sul recupero di questi elementi da magneti permanenti. L’iniziativa progettuale coinvolge altri nove partner, scientifici e industriali, di sette paesi: Bosnia ed Erzegovina, Cuba, Irlanda, Italia, Serbia, Slovenia e Spagna. Dal progetto nasceranno attività congiunte di ricerca, sviluppo e innovazione attraverso una rete di collaborazioni internazionali permanenti tra centri di ricerca e imprese. L’ateneo friulano sarà impegnato con un gruppo di ricerca del dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura guidato da Andrea Melchior, professore di fondamenti chimici delle tecnologie. Freecover è stato finanziato da Bruxelles nel quadro delle Marie Skłodowska-Curie Actions Staff Exchanges. “Il progetto – spiega Melchior – lavorerà per dimostrare l’efficacia dell’uso di materiali derivati da risorse naturali per la progettazione di un processo di recupero sostenibile delle terre rare, a partire da materiali di scarto. In particolare, la nostra ricerca si focalizzerà sul recupero di questi elementi da magneti permanenti”.
(© 9Colonne - citare la fonte)